
dal Sinclair ZX80 e Commodore Vic 20:
ecco la storia dei personal computer
Erano gli anni Settanta quando tutto ebbe inizio. A quel tempo, l’America aveva già scoperto i computer da un pò e dall’Italia l’Olivetti con la Programma 101 (chiamata anche Perottina) aveva conquistato New York, aprendo la strada a quella che sarebbe stata la rivoluzione del nostro tempo: il personal computer.
I computer comparsi negli anni ‘60 avevano ben poco in comune con i moderni personal. Di dimensioni gigantesche, occupavano un intero locale, potevano essere usati solo da personale specializzato e venivano impiegati per elaborazioni gestionali o scientifiche di interesse collettivo. Nel frattempo, però, importanti invenzioni come la memoria RAM e la scoperta del microchip rivoluzionavano il mercato tecnologico, portando alla creazione dei microprocessori e alla progettazione di computer sempre più piccoli ed economici.
Comunemente chiamati “microcomputer”, erano strumenti molto semplici, dotati di interfacce esclusivamente testuali. Come memoria di massa sfruttavano supporti analogici, ad esempio le cassette audio. Erano usati soprattutto come console per videogiochi, oppure per i primi accenni di programmazione.
Tra questi Altair 8800, il primo computer messo in commercio a un prezzo accessibile (495 dollari) e venduto con un kit di montaggio. Era il 1975 e il successo commerciale di Altair 8800 fu enorme.
L’evento che ha cambiato il mondo: la nascita del PC
Nello stesso anno due giovani americani appassionati di informatica, Bill Gates e Paul Allen, svilupparono un nuovo linguaggio informatico (BASIC) che si adattava alla perfezione con Altair 8800. Iniziarono a girare gli Stati Uniti per vendere il loro programma alle aziende riscuotendo consensi immediati. Quei due giovani li conosciamo tutti, esattamente come l’azienda che fondarono: la Microsoft Corporation.
La svolta per Microsoft avvenne nel 1980, quando Bill Gates stabilì una partnership con IBM. Il 12 agosto 1981 compariva sul mercato il primo personal computer IBM, supportato dal sistema operativo Microsoft.
Un prodotto che non aveva nulla di geniale, essendo un assemblato di parti già esistenti come la CPU Intel, il sistema operativo Microsoft ecc. ecc. Fu messo insieme in tempi record e senza alcun sostanziale investimento tecnologico, ma segnò l’inizio di un’innovazione secolare: la nascita del “PC”.
La grande novità era che si trattava di un prodotto “aperto”, i cui componenti potevano essere acquistati o copiati facilmente da qualsiasi altra azienda. Inoltre, la sua architettura consentiva agli acquirenti di personalizzarlo aggiungendo schede, periferiche, programmi…
Da questo momento in poi lo sviluppo tecnologico subì un’accelerazione offrendo prodotti dalle caratteristiche differenti. Chi non ricorda il Sinclair ZX80, il VIC 20, il fratello maggiore Commodore 64 e il rivale Sinclair ZX Spectrum? Queste macchine hanno fatto la storia dei personal computer, è grazie a loro che milioni di ragazzi hanno appreso i primi rudimenti elettronici e hanno sognato di diventare eroi come i protagonisti dei videogiochi che le animavano.
Sinclair ZX80 e ZX81: l’inaspettata potenza di 1K
Mentre i computer allora esistenti erano costosi e complessi, Sinclair ZX80 era adatto alle esigenze e alle tasche di sperimentatori e studenti. Concepito nell’ottica del risparmio, veniva venduto anche in kit di montaggio. In questo caso, gli acquirenti dovevano montare e saldare i relativi componenti.
Non necessitava di periferiche dedicate e costose, come i monitor e i dispositivi di registrazione dei dati digitali, ma possedeva le interfacce per collegare una qualsiasi TV b/n e un comune registratore a cassette.
Anche il suo successore, Sinclair ZX81, si collegava direttamente al televisore di casa ed era in bianco e nero. Aveva solo 1K di memoria, ma c’era la possibilità di aggiungere un’espansione da 16K, che si doveva legare con un elastico.
Come il predecessore, aveva sulla tastiera i comandi del linguaggio di programmazione, una forma di BASIC facile da usare quindi gli utenti lavoravano con personal computer meno potenti di quelli di oggi ma avevano una comprensione migliore della logica del funzionamento del pc e del microprocessore.
Non c’era chip grafico, il computer era perciò molto lento perché doveva eseguire contemporaneamente le istruzioni BASIC e quelle per lo schermo. Aveva dei comandi FAST e SLOW per accelerare o rallentare i programmi fino a quattro volte.
Gli accessori opzionali erano le memorie, il registratore a cassette e la stampante termica.
Commodore VIC-20: the friendly computer
Il Commodore VIC-20 fu sicuramente il primo home computer a colori ad avere un prezzo molto conveniente: al suo debutto costava infatti solo 300 dollari, per questo divenne il primo dei tanti best-seller tra gli home computer prodotti dalla Commodore.
Era un ibrido a metà tra un computer e una consolle: dotato di tastiera, sistema operativo e linguaggio BASIC incorporato, tutte caratteristiche tipiche dei computer, ma anche di un’uscita video a colori e di una porta di espansione per cui furono subito disponibili molti videogiochi.
Fu definito “friendly computer” perché poteva essere programmato da chiunque con facilità: bastava infilare la cartuccia e il programma era disponibile, senza necessità di disporre di alcuna periferica.
La Commodore produsse più di un milione di VIC-20 dal 1981 al 1985 e nei periodi di picco venivano prodotti addirittura 9.000 computer al giorno.
Commodore 64: il pc più venduto di tutti i tempi
In assoluto il modello di computer più famoso mai messo in vendita. Il Commodore 64 arriva sul mercato nel 1982 con un processore da 1 megahertz, 64 kilobyte di RAM (da qui il nome) e una scheda audio e una scheda video molto potenti per i primi anni ‘80. È il primo computer integrato con schermo, mouse, tastiera e memoria di massa a nastro magnetico. Venduto al prezzo di 600 dollari circa, diventa in breve tempo un fenomeno globale, ambito soprattutto dai gamers e dai grafici che iniziano a muovere i primi passi nel mondo del design digitale. Si stima che siano stati venduti 17 milioni di Commodore 64 in tutto il mondo.
Sinclair ZX Spectrum: l’antenato dei moderni PC
Creato nel 1982 e prodotto fino al 1992 prima dall’azienda inglese Sinclair Research Ltd e poi dalla Amstrad, il Sinclair ZX Spectrum 48K è l’home computer che insieme al Commodore ha definito un’era, ancora oggi ricordata da appassionati e amanti dell’informatica. Venduto in milioni di unità, fu il principale antagonista del Commodore 64 grazie alle dimensioni contenute, alla semplicità di programmazione e al prezzo competitivo.
Lo stile Sinclair era quello di produrre computer essenziali ma dotati di buone caratteristiche tecniche e lo Spectrum era espressione di questa filosofia. Lo si collegava al televisore di casa e come unità di massa utilizzava un tradizionale registratore a cassette.
Non c’erano interfacce di nessun tipo, né per joystick né per la stampante, ma un unico generico connettore di espansione. Non era previsto nemmeno il pulsante per accenderlo e spegnerlo: per resettarlo si doveva scollegare il cavo di alimentazione!
Nonostante queste limitazioni ebbe un successo planetario. Aveva un linguaggio di programmazione BASIC ma era dotato di numerose applicazioni (in particolare giochi) che ne decretarono il successo.
Attorno a questo computer si creò un mercato di periferiche per espanderlo in ogni direzione: furono realizzate interfacce joystick, seriali e parallele ma anche interfacce mouse, controller per floppy, sintesi vocale, e la stampante a carta termica (ZX Printer).
Nasce la mela più famosa della storia
Negli stessi anni in cui la Sinclair proponeva le sue invenzioni, Steve Jobs e Steve Wozniack, compagni di scuola e appassionati di informatica, provavano a inserirsi nel mercato dei PC. Era il primo aprile 1976 quando i due fondarono in un garage di Los Altos la Apple Computer, ma già da un anno progettavano (almeno su carta) il primo computer della società. Fu però con il loro secondo esperimento, l’Apple II, che si fecero conoscere al grande pubblico. Dotato di un processore da 1 megahertz e di 4 kilobyte di RAM, il PC Apple rappresentava un punto di svolta nella storia dell'informatica: grazie agli 8 slot di espansione chiunque poteva personalizzarlo, mentre il sistema operativo e i software rendevano l'Apple II estremamente versatile e adatto agli scopi più disparati.
Il loro cavallo di battaglia arrivò nel gennaio 1984: il Macintosh 128k, annunciato durante il seguitissimo Superbowl. Venduto a poco meno di 2.500 dollari, era dotato di una rivoluzionaria interfaccia grafica, con icone di facile comprensione come il cestino. Questo prodotto viene ancora oggi considerato la base dei computer moderni.
Windows: da un’intuizione a una realtà
Nel futuro vedo un computer su ogni scrivania dell’ufficio e uno in casa di ogni cittadino, aveva detto Bill Gates. E mantenne la promessa con l’invenzione di Windows. Svelato il 10 novembre 1983 al Plaza Hotel di New York, Windows 1.0 venne commercializzato nel 1985.
Oggi può sembrare un programma molto semplice, ma all’epoca era una vera e propria novità perché offriva all’utente un’interfaccia grafica che consentiva un’interazione più intuitiva. Windows 1.0 aveva alcuni elementi che, rivisti e corretti, sono presenti ancora oggi: calendario, orologio, blocco note, Windows Paint e Windows Write (il programma di scrittura antenato di Word). L’interfaccia era basata su finestre (che però non potevano essere sovrapposte) e menu a tendina, con la possibilità di lavorare contemporaneamente su più applicazioni e di integrare il mouse.
La facilità di utilizzo sin dalle prime versioni, il prezzo molto contenuto e soprattutto la possibilità di installazione su quasi tutti i personal computer permisero a Windows di estendersi a macchia d’olio entrando a far parte in pochi anni dell’ambiente domestico e lavorativo di ogni cittadino. Alla prima versione seguirono delle nuove sempre più aggiornate, decretando il successo di Windows come il sistema operativo più diffuso.
Il personal computer: dal passato al futuro
Dalla nascita di Windows l’hardware si è sviluppato di pari passo con il software, evolvendosi in un prodotto molto diverso rispetto a quello dei primi anni. Per poter restare sul mercato, i computer si sono rimpiccioliti e hanno offerto soluzioni sempre più intuitive e facili da utilizzare fino ad arrivare alle macchine che conosciamo e usiamo quotidianamente.
Sia che si parli di PC che di MAC, la potenza dei processori è cresciuta enormemente, mentre si sono ridotte le dimensioni e il peso. L’unica dimensione che oggi è maggiore rispetto al passato è quella degli schermi, che sono diventati anche touch. Gli hard disk magnetici sono ormai tramontati in favore degli SSD. Le schede grafiche non solo hanno più memoria delle stesse CPU, ma riescono persino a elaborare algoritmi di intelligenza artificiale. Le batterie dei computer portatili, infine, ormai sfiorano le dieci ore di autonomia e a volte le superano. D’altronde, tutto questo lo conosciamo già.
Come saranno invece i computer del futuro? Magari diventeranno ancora più piccoli e indossabili, fino a essere addirittura impiantati direttamente nel nostro cervello.